Calabro e biglietto maggiorato. Perché costa così tanto?

Quando torno a Catanzaro e non ho la possibilità di guidare, viaggio con la calabro, mitico mezzo pubblico. Mitico per tantissime ragioni.
Per i turisti che non hanno amici nel catanzarese, mi spiego meglio. La calabro è un treno. Anzi, lo definirei un trenino. Fa sempre la medesima tratta. Catanzaro Lido – Catanzaro Centro e viceversa. Una sorta di circolare su binario. Non è un tram, né una metropolitana (anche se c’è stato un tempo che è stata definita così). È semplicemente la calabro.

È  mitico per tutti coloro i quali hanno viaggiato su questo mezzo. Per raggiungere la scuola, il posto di lavoro, per raggiungere una determinata piazza in cui ritrovare i propri amici, per andare a mare.
Per anni ho viaggiato su questo trenino rumoroso e pieno di studenti e lavoratori. Nell’arco di 20 minuti in totale mi portava a destinazione.
Quei micro vagoni che ondeggiavano su quel piccolo binario sono tuttora ricchi di aneddoti e storie. Studenti che ripassavano i compiti, quelli che leggevano poche pagine di un libro, la signora che si metteva il rossetto. C’era la coppia che pomiciava e c’era quella che litigava. C’erano le amiche che occupavano mezzo vagone e c’era il writer che, senza farsi beccare, lasciava la propria firma sui sedili verdi imbottiti.

Tutto bellissimo. Tuttavia, negli anni ho visto il costo del biglietto gonfiarsi notevolmente. Fino al costo di 1 euro e 50 centesimi. Come a Roma, Milano, Bologna. Non so in altre città a quanto ammonta.
Vivendo e lavorando a Roma, so che una corsa da 90 minuti costa 1 euro e 50 centesimi. (Io faccio l’abbonamento annuale a settembre, per chiarire). Insomma, come a Catanzaro. Però, la corsa dura circa 20 minuti. Da capolinea a capolinea.

Negli anni ho visto chiudere tante biglietterie. Tra cui quella di Santa Maria, quartiere dove abito.
Nell’ultimo periodo – che risale più o meno a quest’estate – ho preso la calabro e la biglietteria era chiusa. Piena di vergogna, salendo sulla calabro ho cercato immediatamente il controllore per chiedere un biglietto.
Con estrema serenità, mi è stato detto “tranquilla, quando trovi la biglietteria chiusa, puoi acquistarlo sulla calabro”. Ok.
Ricordo, prima di andare avanti in questa storia, che io torno a casa – quindi a Catanzaro – circa tre volte l’anno.

Dicevo, stasera ho preso la calabro. Stessa storia. Biglietteria chiusa, prendo la calabro e appena vedo il controllore, con i soldi in mano (1 euro e 50 centesimi), chiedo di poter acquistare il biglietto.
“EHM SCUSA, ORA SE SI ACQUISTA SULLA CALABRO, COSTA 3 EURO E 70 CENTESIMI”
“Eh?!”
“Eh sì, è da circa un mese che si sa.”
“Ma io sono in vacanza, la biglietteria è chiusa e non è affisso nessun avviso fuori”
“L’avviso è OVUNQUE”
“Ovunque dove? Io sono arrivata qualche giorno fa a Catanzaro, sto a Roma”
“AH! EH… SCUSA, MA HO SOLO QUESTI BIGLIETTI MAGGIORATI ORA. SCUSAMI.”
“Eh.”

Questo è stato il dialogo tra me e il controllore. Chiaramente ho acquistato il biglietto maggiorato.
Ora, io su tre volte all’anno che torno a Catanzaro, mi capita di prendere la calabro. Alzo le spalle e penso: “Dai, Giorgia, non fare la polemica, stai così poche volte nella tua “amata” terra, non ti guastare il poco tempo che trascorri qui”. Certo.

Poi penso al turista. Al turista straniero. Penso ad una Selvaggia Lucarelli che viaggia e incappa in una brochure in cui si promuove la Calabria e definisce i calabresi dei peracottari (giustamente). Poi penso…
Va beh. Non voglio uscire fuori dai binari. Anzi dal binario. Quello della calabro, sulla quale oggi ho pagato un biglietto MAGGIORATO.

Ah! Il controllore mi ha anche detto “Si tratta di una novità. Da un mesetto guarda. È ‘na cosa della Regione Calabria“. Dunque, visto che avvisi non ne ho trovati, io chiedo all’ente in questione, o al Presidente. Perché?

Attendo vostre,
grazie

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