Marzo 20-21. Il ritorno in presenza dopo un anno di smart working

Dallo smart working al lavoro in presenza è un attimo. Oggi sono tornata in ufficio a distanza di quasi un anno. (Su richiesta del cliente). È inutile dire che questa situazione è dovuta al Covid-19
L’anniversario del più lungo periodo di smart working sarebbe stato il 10 marzo 2021.

In generale, come la maggior parte dei consulenti, lavoro presso la sede del cliente. C’è da dire che, probabilmente i miei colleghi rientreranno il prossimo anno in agenzia. Chi può dirlo.
Come mi sento? Male? Meglio? Le emozioni sono varie e discordanti tra loro. E sono certa che, nel corso della giornata, muteranno.

Ansia, il primo step verso la normalità 

ANSIA. La prima sensazione reale, umana e tangibile. Di quella che ti fa trascorrere notti tra pozze di sudore e incubi pari a film horror della peggior specie.
Quando la mia referente ha chiesto la mia presenza in ufficio, ho avuto un mancamento, seguito da terrore e annientamento. Esatto, vera e propria ansia!

No, non ci credo che voi non proviate le stesse sensazioni, giudicando le mie troppo esagerate. Oppure, siete già entrati in pieno mood empatia con quanto sto vivendo io. E state o avete già provato la mia stessa ansia.

L’instabilità che si è insidiata e annidata in me da un anno a questa parte, ma è anche in voi è normale, plausibile, umana. Sarebbe strano se fosse il contrario.

Rassegnazione, il secondo step verso qualcosa di tangibile

RASSEGNAZIONE. Ho accettato stoicamente, senza oppormi, alla richiesta su detta. Eppure quante volte ho sperato in un’interruzione di questo smart working perenne?
È stato un anno incredibilmente precario su tutti i fronti. Una precarietà globale che ha ramificato, colpendo la salute, l’economia, la politica, ma soprattutto le persone.

Tuttavia, sono una combattente. Non userò il blasonatissimo “resilienza”, termine utilizzato fino alla noia nell’ultimo anno e quello in essere. Forse veste un fascino linguistico diverso rispetto a “rassegnazione”. Non ne ho idea. Ma, no. Preferisco usare la “rassegnazione”. Non la vivo con un’accezione negativa. Ma come dato di fatto.
Mi sono adattata a lavorare a casa, creando un mio workplace confortevole, acquistando una poltrona ergonomica, un poggia piedi e anche tante piante.
Mi adatterò al rientro in ufficio.

Ripresa, il terzo step a cui prima o poi ci abitueremo

RIPRESA. Bisogna andare avanti. Ce la possiamo fare, davvero. O tentare di farcela.
Oggi è una sorta di “primo giorno di scuola” con tutto un contesto nuovo, dalla mascherina FFP2 al gel igienizzante per le mani sempre a vista e pronto all’uso.

Ora, a mio avviso, è importante esternare il proprio stato d’animo. Entrando in ufficio, ho esordito dicendo “scusami F., ho un po’ d’ansia”. La cliente è stata comprensiva. “È normale, non preoccuparti”.
Ho posato lo zaino, acceso il pc e messo sulla scrivania la mia borraccia con l’acqua.
E ho fatto la prima pausa caffè.

Ecco il mio primo giorno.

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