Timber Timbre, 80 minuti di pura e languida bellezza

Finalmente è avvenuto. Ho visto dal vivo i Timber Timbre. Estasi all’ennesima potenza. 80 minuti di pura e languida bellezza. Il concerto al Monk è stato bellissimo e intenso.
Avevo un certo carico di aspettative riguardo questo live. Prevedevo divanetti per la sala tali da potermi rilassare e godere il concerto. Immergermi in quelle atmosfere in cui ho navigato da quando ho sentito per la prima volta i Timber Timbre. Invece no. Tutti in piedi. Ma non è stato un male. E, come potete notare dall’immagine in evidenza, non ho fatto foto. Né video. Esattamente. Non ho aggiornato Instagram. Era una loro richiesta e io l’ho rispettata. Va beh. Una mezza foto l’ho fatta in realtà. Ma l’ho pubblicata su Instagram Stories, quindi dopo 24 ore è sparita.
Dicevo del concerto in piedi. Il sound che ho immaginato che avrei ascoltato dal vivo si è rivelato altro. Diverso. Ma tutto sommato immenso. Totalizzante. Quel folk intimo dei brani registrati hanno dato spazio ad un sound più spinto e audace.
Insomma, quella dimensione algida e cupa si è sottratta ad una più rock e vivace. I brani eseguiti erano tutti arrangiati in modo diverso e inedito. Quasi da non essere riconoscibili. Almeno per me che era la prima volta che ascoltavo i Timber Timbre dal vivo.
Quel mix di amarezza e romanticismo che emerge dalle canzoni è stato confermato dal timbro struggente e blues di Taylor Kirk dal quale non non ci si è potuti distrarre.

Piccola delusione perché nonostante abbiano bissato, non hanno fatto Black Water. Eppure in Slovenia l’hanno eseguita. È il brano con cui ho conosciuto i Timber Timbre ai tempi dell’università. Che poi perché? Hanno fatto i pezzi più “mainstream” come Magic Arrow (meravigliosa dal vivo) e Demon Host. Va beh. Andiamo avanti.
Quando hanno fatto Velvet Gloves & Spit e Hot Dreams per un momento ho visto David Bowie di Labyrinth sul palco accanto ai musicisti canadesi. Poi, con le incursioni del sax, i Timber Timbre si sono auto-consacrati musicisti virtuosi tornati con la macchina del tempo negli anni ’80 e rinvenuti nel 2017 in una tutta la loro eleganza. Adorabili.
80 minuti di pura e languida bellezza. Confermo quanto detto all’inizio. Sì, è stato questo il concerto dei Timber Timbre l’altra sera al Monk di Roma. Ah! E confermo quanto detto in precedenza. Ovvero, il sound di questi canadesi è cinematografico. Estremamente filmico. Li amo.

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