T2 Trainspotting, meno rabbia, più nostalgia

T2: Trainspotting non ha la stessa vitale rabbia del 1° film, ma tanta nostalgia. Tuttavia alla regia c’è Danny Boyle. Un buon sequel è possibile.
Trainspotting è come la reunion di un gruppo musicale che si ritrova dopo 20 anni.
Dagli eccessi di una vita punk ad una manciata di ricordi. Tostissimi e malinconici. Legati alla tossicodipendenza, alla morte di persone care. A progetti mai portati a termine.
Da una vita decadente ad un’altra altrettanto tale.
Perché se da un lato c’era questo gruppo di poco più che ventenni che si faceva ma era traboccante di vita, dall’altro c’è lo stesso gruppo adulto che tenta di sopravvivere, con il carico dell’amarezza che la vita ti dà e di un mondo che è totalmente cambiato.
Quando hai 20 anni, hai voglia di non pensare al futuro. Chi se ne frega del domani, vivo oggi. Poi se sei tossico, non hai la percezione del tempo.
Quando ne hai 40 di anni, il tempo sembra scorrere più velocemente. Come fosse un complotto politico. E sì che lo percepisci il trascorrere del tempo.
Tuttavia, anche se il mondo va avanti, Renton, Begbie, Spud, Sick Boy rimangono lì, con le stesse espressioni. Solo con i fisici diversi.

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