Non si uccidono così anche i cavalli?, in scena il capolavoro di McCoy

Ieri, 27 settembre, ho visto Non si uccidono così anche i cavalli? presso il Teatro Sala Umberto, a Roma. Lo spettacolo è tratto dall’opera teatrale del 1935 di Horace McCoy. La regia è a cura di Giancarlo Fares. I protagonisti principali sono Giuseppe Zeno e Sara Valerio. Insieme a loro 13 giovani attori e la band dal vivo è la Piji Electroswing Project.

Quest’opera, per quanto sia ambientata alla fine degli anni ’30, ha un particolare riflesso sulla società attuale. E per questo vi piacerà. In Non si uccidono così anche i cavalli? si affronta la superficialità e il cinismo dello show business, il mondo dello spettacolo e del suo essere illusorio e i giovani con i loro sogni nel cassetto e per i quali sono disposti a tutto.

L’opera, nel suo complesso, è uno spettacolo gradevole, ricco di citazioni teatrali e cinematografiche. Tiepido nella prima parte, pregnante nella seconda. Anzi. Non si uccidono così anche i cavalli? si divide nettamente in due parti.
Nella prima si ha la sensazione di assistere ad uno spettacolo dilettantistico.Qualche sbavatura nella recitazione, qualche nota stridula e i passi di danza acerbi. Insomma, assistiamo ad un timido show accademico. Nella seconda parte, il blocco di ghiaccio si scioglie finalmente ed emerge realmente il talento di ognuno. Ci sono due scene davvero molto belle, come quella delle valigie/luci e quella in cui è protagonista la seduzione.

Giuseppe Zeno ha una presenza scenica forte. Ma non sfrutta in pieno il suo corpo per dare al pubblico qualcosa del suo personaggio. Lui interpreta l’organizzatore della maratona di danza, un mescolatore di carte meschino. Un mangiafuoco malefico che ha a che fare con disperati e disonesti che pendono dalle sue labbra. Lo spirito dissacratore che dovrebbe avere il suo personaggio è lieve. Invece, disturba quel suo urlare da teatrante. Sembra al contempo, una macchietta di Gassman sul palcoscenico. Un vero peccato,  perché il cinismo di cui è pregno il suo personaggio, fuoriesce solo nella seconda parte.

Lo stesso vale per la copratogonista. Sara Valerio è tanto brava, quanto accademica. Nella prima parte risulta troppo impostata, troppo esagerata. Lo ha fatto forse per contrapporsi come personaggio di rottura rispetto al protagonista maschile? Non saprei. Però potrebbe essere una giustificazione all’enfasi recitatica. Anche lei, nella seconda parte, soprattutto nell’epilogo, si è sbloccata, facendo emergere la fragilità del suo personaggio e il suo essere una perdente.

Per quanto riguarda il resto della compagnia, composta da giovani attori, si sono fatti notare alcuni davvero bravi. Gli attori sono Lucina Scarpolini & Brian Boccuni (la coppia più brava nella danza); Elisa Lombardi (graziosa) & Donato Altomare (interessante); Viviana Simone (??) & Giancarlo Commare (tra gli attori nella serie tv Skam); Alberta Cipriani & Matteo Milani (la coppia meglio assortita); Maria Lomurno (??) & Salvatore Langella (potrebbe diventare un caratterista); Vittoria GalliAlessandro Greco (bravi entrambi),  Pierfrancesco Scannavino (da tenere d’occhio!).

La band è stata la cigliegina sulla torta. La Piji Electroswing Project, che ha suonato dal vivo, ha riportato con l’electroswing appunto, il pubblico in quegli anni, mantenendo uno sguardo verso i giorni d’oggi. I musicisti hanno riarrangiato davvero bene i brani utilizzati per Non si uccidono così anche i cavallo?. Bisognerebbe solo rivedere gli interventi di Piji, a volte impacciato e fuori sincro in relazione a Zeno.

Le coreografie sono state curate da Manuel Micheli che ha insegnato agli attori i passi base del lindy hop.
Considerando che la compagnia ha lavorato solo due mesi, riesco a giustificare il loro saltellare più del dovuto durante i passi di swing. (Lo dico perché sono tre anni che prendo lezioni di questa meravigliosa danza).

Dai sogni a passi di danza negli occhi dei protagonisti saltano all’aria tutti gli altarini. Dietro l’occhio di bue puntato si celano gli inganni e le bugie che arrivano a spezzare tanti rapporti. A dominare c’è la gelosia, la prepotenza. Ma in modo particolare, prende piede a spintoni la mania di protagonismo vestita di vanità. Il tutto cessa con un tragico epilogo.

Non si uccidono così anche i cavalli? è una condanna ad una società voyeuristica e insoddisfatta che cerca, a tutti i costi,  il successo. Purtroppo dimenticando il vero senso di ciò che siamo. Umani e caduci.

A fine spettacolo, si rimane, tutto sommato, soddisfatti perché Non si uccidono così anche i cavalli?  ha in sé tutti gli ingredienti. Recitazione, danza, canto, musica dal vivo. Se vengono bilanciati meglio, è un ottimo prodotto.

Fino al 14 ottobre al Teatro Sala Umberto andrà in scena Non si uccidono così anche i cavalli?.

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