La grande bellezza, affresco di una Roma decadente

La grande bellezza è quello che vorrebbe cercare Jep Gambardella, noto giornalista e scrittore ­­­di un solo romanzo L’apparato umano, vincitore del Premio Bancarella. Ha da poco compiuto 65 anni ed è il re dei mondani in una Roma alto-borghese, fatta di party, drink, promiscuità e tanti rimpianti.

Paolo Sorrentino ha messo in scena un affresco grottesco e non troppo lontano dalla realtà della Roma di oggi. Dopo una citazione del libro Viaggio al termine della notte di Céline, la macchina da presa si colloca sul Gianicolo. Si tratta di una scena surreale. Da una parte un coro lirico, drammatico e angosciante, dall’altra un turista orientale che muore davanti alla città eterna. Subito dopo, il regista ci scaraventa in una festa su una terrazza romana. La scena è musicata da A far l’amore comincia tu, brano della Raffaella nazionale remixato da Bob Sinclair. Tra gli invitati appare Jep Gambardella.

«La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare».

Dopo aver scoperto che il suo primo e forse unico amore è morta, Jep affronta un viaggio scavando sotto «il chiacchiericcio e il rumore». Si trova circondato da una società fatta di falsi intellettuali, ecclesiastici intenti più a parlare che ad ascoltare, artisti alternativi e puttane di alto borgo. Il sentimento, l’emozione e la paura sono sedimentati sotto «lo squallore disgraziato» dell’uomo miserabile.

Lo sguardo del regista è disilluso e cinico, ma lascia intravedere uno spiraglio di speranza in quello di Jep che vorrebbe tornare a scrivere. Ma dobbiamo aspettare la fine del film per scoprirlo. Caduto nel vortice della mondanità, Jep ha messo da parte la sensibilità, la fantasia e la creatività. Ha invece impugnato un bicchiere sempre pieno di alcol, ha iniziato a ballare con donne provocanti, ha partecipato a botox party e ha fatto sempre l’alba.

Tuttavia, da quando prende coscienza che era destinato ad altro, Jep inizia il suo peregrinare per Roma. Lunghe e solitarie passeggiate per una Roma paradossalmente deserta e silente. Momenti che ritaglia durante la sua giornata quando guarda il soffitto della sua camera e vede e sente mare e tutti i suoi rumori.

Toni Servillo è strepitoso. Una maschera appartenente al più sublime teatro che si possa ammirare. Elegante e disinvolto. Vanaglorioso e superbo da come indossa le giacche a come fuma le sigarette. Toni Servillo è la punta di diamante di tutto il film, capace di mettere in ombra, a tratti, perfino la bellezza di Roma. Il resto del cast funziona. Carlo Verdone interpreta un amico di Jep che preferisce allontanarsi dalla città perché «Roma mi ha deluso». Sabrina Ferilli non manca di denudarsi ma che è stata capace di rendere vero il suo personaggio. Interpreta una spogliarellista borgatara non troppo giovane che spende i suoi soldi per curare una malattia.

Miriade di citazioni cinematografiche. Paolo Sorrentino non manca di citare La dolce vita di Federico Fellini e a tratti I nuovi mostri di Scola, Monicelli e Risi. Riesce ad andare anche oltre, inserendo momenti di puro lirismo evocativo e onirico. Si pensi all’incontro con la splendida Fanny Ardant e i fenicotteri sulla terrazza che affaccia sul Colosseo.

Non può non notarsi la maestria dei movimenti di macchina. La fotografia è eccelsa. Messi insieme creano atmosfere tanto teatrali, quanto spirituali. La colonna sonora suscita sentimenti sacri e profani grazie all’alternarsi di brani lirici a pezzi discotecari.

Ciò che fa storcere il naso è la presenza invadente degli sponsor. Distolgono ogni tanto l’attenzione dello spettatore. Al di là di questo dettaglio, La grande bellezza è un film immenso. Sorrentino tratteggia in modo perfetto il declino dell’essere umano. Un ritratto dell’uomo che sa essere squallido, ma che rimane capace di trovare la strada per la catarsi. E non basta solo la magnesia che la cameriera dà a Jep per far passare l’acidità. La liberazione da quella pesantezza interiore avviene attraverso un percorso alternativo, che è quello della sensibilità e della ricerca di un sentimento perduto: l’amore.

It's only fair to share...Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
Linkedin