Carpisa, quando il lavoro diventa una merce di scambio in visibilità

Doccia fredda. Pugno nello stomaco. Chiamatelo come volete. Ma l’azione che ha messo su Carpisa è agghiacciante. Ridicola. Ovvero, vuoi un lavoro? Prima compra una nostra borsa.
L’azienda che vende borse e valige pubblica a fine agosto un contest. “Vinci uno stage in azienda”. Come? Nel modo più assurdo e subdolo possibile. Si chiede di spendere i propri soldi a chi non ha un lavoro. Già qui c’è della contraddizione.
Andiamo avanti.
Si chiede di essere creativi. Come se questo fosse una cosa semplice e veloce. Si richiede un piano di comunicazione per la prossima collezione. Gratis.
Poi?
Incrociare le dita che possano selezionare te. Perché il premio è stato fissato in uno stage del valore di 500 euro al mese. Un mese.  Che culo, aggiungerei.

Ho letto il modulo del contest (che potete leggere anche voi qui: www.vinciconcarpisa.carpisa.it ). Vi ripropongo il punto 6, ovvero la modalità di partecipazione:

Tutti i consumatori di età compresa tra i 20 e 30 anni, acquistando una Borsa Carpisa Donna Collezione 2017/2018 in un punto vendita aderente all’iniziativa*, avranno la possibilità di partecipare al presente concorso conservando lo scontrino di acquisto del capo, su cui sarà stampato un codice univoco di partecipazione. Per partecipare al concorso, il consumatore dovrà collegarsi alla landing dedicata alla iniziativa e registrarsi, compilando il form di registrazione qui proposto con tutti i propri dati anagrafici e inserendo nell’apposito campo il codice univoco rinvenuto sul proprio scontrino di acquisto. Per completare la propria candidatura il consumatore dovrà inoltre caricare il proprio CV e un elaborato che esponga il proprio progetto di comunicazione che risponda al tema proposto dalla azienda di seguito riportato al punto 6.2. Al termine del periodo di partecipazione, tra tutte le partecipazioni pervenute, una giuria di incaricati valuterà le candidature pervenute e selezionerà un vincitore che si aggiudicherà la possibilità di frequentare uno stage di 1 mese presso la società promotrice.

E si richiede un piano di comunicazione che neanche un’agenzia di comunicazione:

I partecipanti al concorso dovranno elaborare un piano di comunicazione per il lancio sul mercato della capsule collection Carpisa firmata da Penelope e Monica Cruz, collezione ss2018, che includa:
1 – Definizione dei punti di forza e il messaggio del prodotto;
2 – Analisi del posizionamento del brand;
3 – Evidenza degli obiettivi del lancio;
4 – Definizione del target di riferimento;
5 – Definizione del budget;
6 – Dettaglio delle tattiche ed elenco delle azioni di comunicazione.

La mitica esperienza di sfruttamento e visibilità si svolgerà presso l’ufficio marketing e advertising di Napoli, sede legale di Carpisa. Si parla di opportunità. Resto basita.
Quello che Carpisa chiama opportunità, io la chiamo umiliazione disperata.
Va bene proporsi. Farsi notare. Anche fare stage gratuiti (purché ci sia un’effettiva esperienza concreta utile al fine di un futuro lavoro) ma ci deve essere una visione. E lo dice una che ha fatto anche stage presso enti pubblici non retribuiti, lavorato per pochi soldi, di cui alcuni ancora da saldare. Ma questa è un’altra storia.

La visione di cui parlo è la seguente. Al giorno d’oggi, gli under trenta (e non solo) che vivono in Italia e cercano di condurre una vita dignitosa, tentano di fissare un punto. Una luce che li aiuti ad andare avanti. Non servono grossi fasci o occhi di bue, ma un piccolo filo luminoso.
Invece quello che ha fatto Carpisa è aver calpestato la dignità.

Lavoro e gratuità, nella stessa frase, creano un paradosso giuridico. Ma se questi sono gli esempi di cui ci circondiamo, come potremo avere qualità del lavoro? Una retribuzione? Come potremo assicurare a noi stessi e ad una potenziale famiglia da creare un’esistenza dignitosa? (Sto parafrasando l’articolo 36 della Costituzione. Non mi sto inventando nulla).

Tutti, nell’arco delle nostra esistenza, abbiamo lavorato gratis. Inutile mentire o far finta di nulla. Però l’arroganza della proposta di questo annuncio non si può accettare. Ditemi che è una provocazione?

Vi lascio anche il link di un articolo dettaglio di Carlotta Silvestrini dal titolo Vergognati, Carpisa. Hai sputato sulle ferite della dignità professionale.

Dunque, il lavoro continua a trasformarsi in una merce di scambio dove quest’ultima è una visibilità gratuita a discapito della propria dignità e indipendenza economica? Perché se è così, Carpisa rappresenta un epic win per eccellenza.

It's only fair to share...Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
Linkedin